TUTTI HANNO UNA STORIA: QUANTI SANNO NARRARLA?

Di Rossana Mazzoni

Una storia per esistere deve avere un narratore ed un ascoltatore, uno scrittore ed un lettore. Ognuno di noi può essere uno o l’altro, ma anche entrambi se c’è condivisione.

La narrazione riveste un ruolo fondamentale nella vita di tutti, primariamente perché come dice Polster “Ogni vita merita un romanzo” (1987) e quindi leggere, scrivere, raccontare e ascoltare storie permette ad ognuno di liberare l’immaginazioneinventando scenari fantastici o reali.

La narrazione è una pratica sociale, educativa ed affettiva che da sempre risponde a molteplici e complesse funzioni: dal “fare memoria” alla condivisione di esperienze collettive, dall’apprendimento al puro intrattenimento. Ormai è riconosciuto il valore della narrazione come strumento indispensabile per la costruzione di significati, per la facilitazione dei processi di cambiamento sociale e organizzativo, per l’apprendimento e per molto altro, poiché chi narra propone un vertice osservativo legato alle modalità sperimentate e quindi la propria attribuzione di senso agli eventi e alla realtà. Molte discipline, tra cui la psicologia, utilizzano la narrazione tra i propri strumenti di elezione per dare significato, rimettere in ordine, riqualificare esperienze e accompagnare al cambiamento.

La narrazione di per sé deriva dalle relazioni precoci, come quella madre-figlio, dove il passaggio di informazioni (verbali e non verbali) avviene in una direzione, dall’adulto al bambino, senza però che ci sia fissità di comunicazione bensì è presente da subito un forte dinamismo. È una voce che trasmette, che permette al bambino di rendere proprio ciò che ascolta, di conoscere sé e gli altri, di costruire il mondo immaginario, simbolico e creativo, di affiancare la realtà alla fantasia. Comeafferma Spitz, ‘il dialogo è uno scambio affettivo che sviluppa le pulsioni libidiche e che favorisce l’apprendimento di amore, odio, gioia, autocontrollo, gioco oltre che l’acquisizione del linguaggio verbale e delle comunicazioni simboliche e della cultura’.

La narrazione può essere un racconto di esperienze di vita e che quindi trasmette l’intensità ed il coinvolgimento oppure una fiaba che simbolizza accadimenti e gli fornisce un senso anche linguistico culturale.

Infatti, l’autrice Balsamo sostiene che “nella narrazione, soprattutto quella fiabesca, ciò che nella realtà è difficile ed involuto, insostenibile nei suoi rapporti, diviene semplice e trasparente …”.

La narrazione permette astrazione e riorganizzazione del tempo, poiché diviene del racconto, del narratore, dell’ascoltatore.

Essa dà senso e significato ad esperienze che ancora non si conoscono o permette una differente lettura di quelle affrontate. Fornisce la possibilità di rappresentare l’accaduto e soprattutto di identificarsi in situazioni e persone contribuendo alla formazione dell’identità. Produce conoscenza funzionale al vivere, condiziona il conseguente modo di agire, permette il ripensarsi attraverso un codice culturalmente codificato.

In altre parole, leggere storie e fiabe consente di dare significato alle esperienze e all’incontro con il mondo, prima con la mediazione di un adulto che aiuta l’avvicinamento alle immagini ed ai simboli; poi con la propria mente che si muove sempre più autonoma alla scoperta di un pensiero e della coniugazione tra mondo interno e mondo esterno. “Nel narrare, nel raccontare, il meraviglioso non è determinato dall’esterno, da qualcosa di artificioso, ma è qualcosa che nasce in noi, nasce dalla sensibilità che abbiamo in quel momento ad accogliere un’attenzione diversa per il mondo. Attraverso il narrare possiamo coltivare lo stupore e allenare noi stessi a permetterci di vedere con occhi nuovi e sensi nuovi il mondo”. (Balsamo, 2011)

Quanti bambini chiedono prima di andare a dormire “mi racconti una storia?” oppure “Mi leggi una storia?”. Il racconto o la lettura di storie permettono alla narrazione di mettere in relazione e di dare continuità, creando ritmi e rituali in direzione di una stabilità ed una continuità tra reale e fantastico, tra voce ed immagine. 

La narrazione permette di scoprire indirettamente il mondo e di farne metaforicamente esperienza, e quindi il genitore o l’adulto diviene inizialmente il ponte che conduce il pensiero in questa direzione, attraverso la relazione d’affetto.

Successivamente la storia viene letta in autonomia per vedere con i propri occhi le immagini immaginate e riproducendo quanto sperimentato quando il bambino non era da solo in questo nuovo compito di crescita ed avvicinamento simbolico al mondo.

Infatti, la storia letta consente di sperimentare esperienze in un contesto protetto e di poter vedere lo svolgimento di tali situazioni, a volte anche molto forti ed emotive, secondo quello che qualcuno ci vuole trasmettere.

Ad un certo punto può capitare che il bambino stesso, così come può capitare all’adulto, provi il desiderio di condividere una storia inventata o scritta con la propria fantasia. E la storia quando è costruita assume una valenza differente, in quanto unisce maggiormente il proprio mondo interiore a quello esterno. La riproduzione, seppur totalmente fantastica, di eventi e scenari attiva il proprio modo di essere, di vedere, di affrontare sé, gli altri e sé con gli altri.

Inventare una storia richiede di inscenare molteplici ruoli, di gestire l’andamento degli eventi, di decidere le relazioni e le emozioni, sia in positivo che in negativo.

La narrazione orale, così come quella scritta, è uno strumentoche permette, prima ancora di comunicare un messaggio od un contenuto, di modificare ed organizzare pensieri e stati interiori. Il raccontare ed il raccontarsi, attraverso il linguaggio parlato e scritto, danno vita ad una storia che non è una semplice successione di fatti, ma una connessione di eventi che compartecipano ad un processo trasformativo. Ognuno porta dentro di sé una o più storie ed è estremamente importante che esse possano sgorgare, anche solo in uno scambio spontaneo di condivisione. Come dice Bruner (1988) “la vita stessa è narrazione in quanto storia”.

La storia permette all’adulto di comunicare situazioni e mostrare concetti e contenuti, che mediati dalla narrazione divengono di più semplice condivisione. Naturalmente la storia inventata richiede maggior coinvolgimento personale sia di impegno che di emozioni. 

Ribaltando la situazione, i bambini possono utilizzare l’invenzione di storie per comunicare eventi ed emozioni che li riguardano e che cercano di affrontare in forma immaginata, in modo da sentirsi preparati all’occorrenza o per modificare uno scenario reale che si vorrebbe differente. 

Raccontare storie, soprattutto della propria vita determina il significato che verrà poi attribuito alle esperienze vissute e di conseguenza andrà anche a costruire l’identità. Le esperienze che ciascuno compie assumono un senso se narrate, inserite in un contesto e in un tempo.

Narrare diviene così un’azione di consapevolezza poichéconduce alla costruzione di una propria visione di se, degli altrie del mondo. Il narratore nel sistemare i pezzi di storia da raccontare seleziona, organizza, struttura informazioni che divengono schemi mentali, costruzione di significato, acquisizione di coerenza e continuità.

Per i bambini è un processo che deve svilupparsi, che devono imparare, che devono affinare crescendo nel contatto con gli adulti di riferimento sia a casa che a scuola. Avvicinare i bambini a tale abilità pone le basi per uno sviluppo armonico ed un’adeguata autonomia.

Raccontare di sé o narrare storie inventate sono processi differenti ma che allo stesso modo possono portare ad un arricchimento interiore. Inventare storie è un po’ come sognare, però ad un livello differente di consapevolezza. Creare una storia permette di usare elementi reali e fantastici, personali o altrui modificandoli a seconda dell’andamento della trama.

Un discorso particolare riguarda la storia che viene letta o raccontata o scritta in condivisione. Infatti, le persone coinvolte sono reciprocamente e alternativamente, come in un dialogo, sia narratore che ascoltatore, sia scrittore che lettore. Questa è la forma più elevata di narrazione che deriva dalla comunicazione e dalla reciprocità, che richiede abilità complesse ed enormemente arricchenti. Ciò che si intreccia è molteplice perché derivata da più mondi che si incontrano nella creazione di un mondo-altro tra fantasia e realtà. Dialogare, raccontare, costruire o leggere insieme deve partire dal presupposto che bisogna accordarsi e avere la sinergia giusta per rendere il prodotto lineare e completo dei molteplici livelli coinvolti.

È importante che i vari ambiti di vita in cui i bambini crescono favoriscano questa modalità di comunicazione, nel contesto familiare, in quello scolastico, in quello ludico.

La condivisione di storie raccontate e lette in tali ambiti, che sono i luoghi spazio-temporali privilegiati della crescita,permette il passaggio di: 

– coniugazione tra reale e fantastico;

– contenuti linguistici e simbolici;  

– esperienze emotive, relazionali e intime; 

– sistemi culturali, di senso e di valori;

– attivazione di motivazione ed interesse.

Il bambino immerso nelle storie si può permettere di essere sia lettore che narratore, anche della sua stessa vita.

Bibliografia (in ordine di nota nel testo)1. Polster E., Ogni vita merita un romanzo, Astrolabio Ubaldini, Roma, 1987.2. Bruner J., La costruzione narrativa della “realtà, in M. Ammanniti, D.N. Stern (a cura di), Rappresentazioni e narrazioni, Laterza, Roma-Bari 1991, pp.17-38; 

Dallari M., Testi in testa. Parole e immagini per educare conoscenze e competenze narrative, Erickson, Trento 2012; 

Demetrio D., Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé, Raffaele Cortina, Milano 1996;

Marcoli A., autrice di libri di fiabe per genitori;

Smorti A., Narrazioni. Cultura, memorie, formazione del Sé, Giunti, Firenze 2007; 

Sbandi M. (a cura di), La narrazione come ricerca del significato, Liguori, Napoli 2003;

Vallino D, Raccontami una storia, Dalla consultazioneall’analisi dei bambini. Edizioni Borla, Roma, 1998.3. Spitz R. A., Il primo anno di vita del bambino. Genesi delle prime relazioni oggettuali (1958) Giunti Editore S.p.A.Firenze 1962, 2009.4. Balsamo B., La parola del narrare e dell’incontro, Effatà Editrice, Torino, 2011.5. Bruner J., Actual minds, possible words, Harvard University Press, Cambridge 1986, trad. it. La mente a più dimensioni, Laterza, Roma-Bari 1988.

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